lunedì 15 gennaio 2018

Estrarre gli Oli Essenziali: la distillazione.


DISTILLAZIONE

Questo metodo, conosciuto sin dall’antichità più remota, trasmesso dagli Arabi e perfezionato in seguito, è un procedimento tramite il quale si ottengono le sostanze grazie al vapore acqueo.
La distillazione diretta, cioè senza impiego di acqua, è la meno praticabile poiché necessita di temperature molto elevate; con il surriscaldamento la pianta fornirebbe dei prodotti di pirogenazione.
La difficoltà si ha con il fenomeno della distillazione di liquidi mescolati, ma non mescolabili, studiato scientificamente nel 1863 da Berthelot, approfondito poi da Pierre e Puchot nel 1871, ed in seguito anche da Naumann nel 1877. 
La loro teoria può semplicemente riassumersi come segue: due sostanze poco o non mescibili riscaldate in uno stesso contenitore emettono dei vapori indipendenti l’uno dall’altro; le tensioni dei vapori si associano allora per vincere la pressione che, esercitata sulla superficie del liquido, fa opposizione alla loro ascensione. Conseguentemente l’ebollizione simultanea di due sostanze insolubili l’una nell’altra si produce ad una temperatura inferiore al punto di ebollizione della sostanza più volatile. 
In questo modo acqua ed essenza vegetale distillano simultaneamente ad una temperatura inferiore a 100° C sotto la pressione dell’atmosfera normale. 
Di conseguenza, i principi aromatici non subiscono alterazioni troppo profonde e non si caricano di prodotti pirogeni.

L’idro-distillazione, il metodo più arcaico, consiste nel mettere in un alambicco le sostanze vegetali da trattare (fiori, ramoscelli, erbe, radici, legno, scorze, semi o oleoresine) con una quantità di acqua che può variare da due a sei volte la quantità di materie prime. 
Qui il vapore acqueo è prodotto direttamente sotto la massa vegetale nel modo contrario della distillazione in cui il vapore si forma indipendentemente.
Il procedimento, relativamente recente e chiamato “distillazione per coinvolgimento del vapore acqueo”, apporta un miglioramento sicuro alla qualità dei prodotti ottenuti minimizzando le alterazioni idrolitiche (in modo particolare degli esteri) legate al processo tradizionale di distillazione; l’impianto comporta una caldaia a vapore separata dall’alambicco.
All'uscita del refrigerante (a circolazione di acqua fredda), nel quale si sono condensati i vapori, l’acqua distillata e l’essenza (più leggera dell’acqua), divenuta ormai olio essenziale, si separano nell’alambicco. Il cambiamento del nome è pienamente giustificato, poiché sotto l’azione dell’ossigeno, dell’acqua, del vapore acqueo e della temperatura, le molecole aromatiche dell’essenza subiscono diversi mutamenti (ossidazione, idrolisi, ristrutturazioni) minimi in alcuni casi, importanti in altri. In questo modo, ad esempio, l’essenza delle foglie di Satureja hortensis, analizzata direttamente da un apparecchio speciale, contiene una bassa quantità di carvacrolo, mentre l’olio essenziale ne è particolarmente ricco.
Le due cromatografie seguenti pubblicate in un articolo del “Journal of High Resolution Chromatography & Chromatography Communications” permettono di constatare direttamente la differenza.
L’acqua usata trattiene in soluzione alcuni principi attivi odoranti (soprattutto idrofili). E’ proprio per questo che per alcune piante, tra le quali il Cinnamomum verum e la Rosa damascena, l’acqua aromatica raccolta viene messa di nuovo in circuito per renderla satura e limitare così la perdita di sostanze preziose fortemente idrosolubili; questo metodo viene chiamato “coobazione”.

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