lunedì 22 gennaio 2018

Estrarre gli Oli Essenziali: metodiche varie.



PERCOLAZIONE

Questo processo nuovo, chiamato anche “idrodiffusione”, che consiste nell’inviare vapore dall’alto in basso (contrariamente alla distillazione), ha il vantaggio, per alcuni tipi di piante, di essere più rapido, perciò meno pericoloso per la qualità delle sostanze aromatiche.
Questo metodo presenta l’inconveniente di caricare gli oli essenziali di sostanze non-volatili; si tratta in questo caso di “essenze di percolazione” e non di oli essenziali. Il termine “olio essenziale” deve dunque essere strettamente riservato al prodotto aromatico derivato dalla distillazione.

ESTRAZIONE AL CO2 SUPERCRITICA

E’ uno dei metodi più moderni, ma è anche uno dei più costosi, che consiste nel fare passare nella massa vegetale (generalmente dei fiori) un flusso di CO2 che, con l’aumento della pressione, fa scoppiare le tasche contenenti l’essenza e da origine alle sostanze aromatiche.
Diversi studi tendono a dimostrare che questo procedimento rispetterebbe integralmente l’essenza originale.

ENFLEURAGE (IMPREGNAMENTO DI ESSENZE)

Il procedimento di impregnamento di essenze (enfleurage) viene generalmente applicato ai fiori, che vengono messi a contatto con dei grassi assorbenti i quali, dopo alcuni giorni, si saturano dell’essenza stessa. Le pomate preparate con questo metodo possono essere impiegate così come sono, per la creazione di cosmetici, oppure disseccate dall’alcool puro. Il risultato sono degli estratti alcolici ai fiori, concentrati in essenze per evaporazione sotto vuoto.

MACERAZIONE

Gli oli floreali si ottengono dalla macerazione oleosa prolungata (alcune settimane) a freddo e al riparo dall’aria, a volte anche dalla luce. Questi oli hanno dei nomi particolari in funzione proprio dei colori che hanno assunto: l’iperico da origine all’olio rosso, l’origano all’olio verde, e così via. Questi oli ottenuti dalle piante contengono esclusivamente dei principi lipofili.
La fabbricazione di aceti aromatici avviene nelle suddette condizioni.

PROSCIUGAMENTO

Dovrebbe essere bandito per tutte le piante che secernano delle essenze trattabili con vapore acqueo. Si suddivide in due categorie: la prima, rapportabile all’impregnamento (enfleurage) di essenze, ma a caldo, è una digestione o macerazione; la seconda è una estrazione con solventi volatili (soprattutto etere di petrolio e benzene) tramite la quale si ottengono delle concrete dai fiori e dalle foglie e dei resinoidi dalle scorze ed altro, giungendo fino a degli assoluti per prosciugamento all’alcool etilico, fino ad avere delle “essenze concrete” a seguito dell’evaporazione dell’alcool.
Questa tecnica, molto diffusa purtroppo in numerosi paesi produttori al mondo, si utilizza per i fiori (rosa, gelsomino, gaggia, fiori d’arancio, tuberose, ecc.), ma anche per il ginepro ed il pino. E’ pericolosa sia per i manipolatori di questi solventi infiammabili e tossici (astenie, anemie, lesioni organiche gravi, ecc.) che per colui che utilizza il prodotto finale.
Le essenze concrete contengono in genere dal 2 al 6% e (raramente) anche il 25%, di solventi residui; le essenze prodotte da questo procedimento sono difficilmente utilizzabili in medicina, tranne quando la loro fabbricazione ne sia particolarmente curata.
L’incisione della scorza degli alberi permette l’essudazione e la fuoriuscita delle resine (pino, ed altri) o dei balsami oleoresinosi (benzoino, etc.), materie prime dalle quali saranno estratti oli essenziali, in alcuni casi, per distillazione.

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